martedì 26 luglio 2011

Mie riflessioni sulla bocciatura della legge contro omofobia e transfobia


Come ho letto la notizia, la prima cosa che ho provato è stata rabbia. Tanta rabbia.
Forse sono uno che confida troppo nelle istituzioni. Che crede in un Parlamento laico, civile, aperto. Un Parlamento "umano", insomma.
E poi alla rabbia si è aggiunta la tristezza.
Mi chiedo come sia possibile che 293 persone, a cui vanno aggiunte altre 21 "indecise", credano che una norma contro omofobia e transfobia possa essere incostituzionale. Mi chiedo come possa violare l'articolo 3 della Costituzione. Secondo loro, questa legge avrebbe discriminato nelle discriminazioni. Perché — per esempio — se discriminato, un disabile non avrebbe avuto tutte le tutele che avrebbe avuto, in questo caso, un omosessuale. O ancora, perché una persona discriminata per via della sua obesità non avrebbe avuto tutte le tutele di un omosessuale. Come se una persona disabile e/o obesa non possa essere anche omosessuale.
Ero arrabbiato e triste perché vedevo la maggior parte della Camera dei Deputati stare dalla parte dei violenti anziché delle numerose vittime di attacchi omofobi.
Ma poi la rabbia e la tristezza si sono trasformate in fiducia e hanno aumentato la mia voglia di lotta. Infatti molti deputati che hanno affossato questa legge, forse, non si sono ancora resi conto di aver contribuito a svegliare molte coscienze, di aver invogliato più persone a battersi per i diritti Lgbtq.
E i miei dubbi sul Parlamento sono spariti, perché quando il popolo si ribella, quando il popolo decide che non si può andare avanti con certe cose, allora tutto può cambiare. Anzi, tutto è già iniziato a cambiare.
Voglio essere convinto che i deputati della prossima legislatura saranno più civili, laici, aperti. Saranno deputati "umani". Dalla parte del popolo.
Ma per arrivare a questo, ancora molte persone devono capire che durante le elezioni, quella matita che viene data loro, è un'arma formidabile con la quale si può decidere chi dovrà comandare. Con la quale si decide il futuro. E molti altri devono capire che con il "non vado a votare perché tanto sono tutti uguali", non si risolve nulla e continueranno a vincere i corrotti e i prepotenti. 
Marco Mura